Procuratore generale Usa: i lockdown «la più grande violazione delle libertà civili» dopo la schiavitù

William Barr, procuratore generale nominato da Donald Trump nel 2018, ha affrontato il tema durante un evento organizzato per la ‘Giornata della Costituzione’ dall’Hillsdale College, un’università conservatrice del Michigan.

Secondo la Cnn, Barr ha dichiarato: «Sapete, un lockdown nazionale, con l’ordine di rimanere in casa, è simile agli arresti domiciliari. Tolta la schiavitù, che era un altro tipo di limitazione, questa è la più grande violazione delle libertà civili nella storia americana».

L’intervento del procuratore generale si è concentrato sul ruolo che la Costituzione e la Carta dei Diritti svolgono in garanzia dell’uguaglianza dei cittadini difronte alla legge, e in qualità di baluardi contro l’oppressione statale: «Le grandi garanzie della Carta dei diritti – la libertà di parola, la libertà di religione e il diritto di tenere e portare armi, solo per citare le prime – sono garanzie fondamentali della libertà».

«Lo Stato di diritto è il perno della libertà americana. E la garanzia fondamentale dello Stato di diritto deriva dalla separazione dei poteri prevista dalla Costituzione. I Padri fondatori compresero che dividendo i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario – tutti importanti, ma ciascuno limitato – avrebbero ridotto al minimo il rischio di qualsiasi forma di tirannia».


Barr ha poi criticato quelli che ha definito come tentativi di politicizzare il sistema giudiziario tramite l’applicazione selettiva della legge da parte degli Stati progressisti e di alcuni procuratori distrettuali: «È diventato di moda sostenere che le decisioni della procura siano legittime solo quando prese dal pubblico ministero di più basso livello che si occupa di un determinato caso. Ironicamente, alcuni di questi stessi critici non non vedono alcun problema nelle campagne degli altamente politici ed eletti procuratori distrettuali volte a ristrutturare le procure statali e locali secondo il loro gusto progressista, il che spesso implica l’annichilimento del ponderato giudizio dei procuratori di carriera e degli ufficiali di polizia».

«Ma a parte l’ipocrisia, l’idea che i procuratori in prima linea debbano prendere le decisioni finali all’interno del Dipartimento di Giustizia è completamente sbagliata ed è antitetica ai valori fondamentali che stanno alla base del nostro sistema».

Nelle sue osservazioni, il procuratore generale ha anche criticato quella che ha definito una «criminalizzazione della politica», con figure mediatiche che presumono che i funzionari eletti abbiano commesso «qualche crimine esoterico».

«Ora devi chiamare il tuo avversario un criminale, e invece di batterlo politicamente, cerchi di metterlo in prigione», ha detto Barr, aggiungendo che questo tipo di approccio si oppone allo spirito dello stato di diritto e ai valori democratici.


«La responsabilità politica – la politica – è ciò che in ultima analisi assicura che il nostro sistema faccia il suo lavoro in modo equo e con il giusto riconoscimento dei molti interessi e valori in gioco. Il potere di governo completamente separato dalla politica è la tirannia».

Barr ha anche riaffermato il suo potere di intervenire nei casi politicamente motivati e di far si che i procuratori siano responsabili nei confronti dell’opinione pubblica.

«Lasciare che siano i membri più giovani a stabilire l’ordine del giorno potrebbe essere una buona filosofia per un asilo Montessori, ma non è il modo di gestire un ente federale», ha detto Barr secondo quanto scritto dal Washington Post.

«In sintesi, il procuratore generale, gli alti funzionari del Dipartimento di Giustizia e i procuratori statunitensi sono in effetti politici. Ma sono politici in senso buono e necessario».


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