Secondo il medico, “ci sono stati dei fatti ben specifici che confermano come la cura del plasma abbia dato risultati positivi. Dalla fine di marzo ai primi di maggio del 2020 De Donno ha portato avanti questa siero terapia bloccando la letalità del virus e impedendo che vi fossero altre vittime. Una cura tuttavia che avevano già sperimentato con successo i cinesi. Io stesso la consigliavo già a gennaio quando iniziarono i primi contagi. Basti considerare che laddove è stata praticata non si sono verificati i decessi avuti in gran parte della Lombardia e nelle 14 zone rosse, a dimostrazione di come la terapia fosse validissima“.
A De Donno, prosegue Tarro, “mandavano un giorno sì e l’altro pure i Nas in ospedale, fatto questo che certamente non permetteva di portare a termine gli studi. Poi al momento di prendere una decisione hanno individuato come leader per la sperimentazione della cura, che gli americani in verità hanno adottato come profilassi su 34mila operatori sanitari, l’Università di Pisa. Personalmente, visto che gli Stati Uniti l’avevano già applicata con successo sui propri sanitari, ritengo che la sperimentazione non sarebbe stata nemmeno necessaria, ma come sempre avviene ci sono le politiche nazionali a complicare le cose. Per altro la terapia prevedeva soltanto il passaggio del plasma dal soggetto guarito a quello infetto, senza coinvolgere minimamente i globuli rossi, fatto questo che metteva al riparo dal rischio di trasmettere infezioni attraverso le trasfusioni. Quindi si aveva anche un’assoluta tranquillità sotto questo aspetto“.
De Donno, rileva Tarro, “ha subito un trattamento molto duro, ha dovuto convivere con un clima ostile. La sua capacità non era ben vista, dava evidentemente fastidio. Non sta a noi giudicare le scelte dei singoli, specie quando come in questo caso si rivelano estreme. Certamente quanto gli è capitato in campo professionale può averlo provato psicologicamente fino ad indurlo al suicidio. Non tutti siamo in grado di reagire allo stesso modo e di sopportare tutto quello che ci viene tirato addosso“.
Un paradosso evidente riguarda le nuove terapie approvate dall’Agenzia Europea per i Farmaci, 4 delle quali monoclonali con gli anticorpi che sarebbero ricavati anche in vitro dal plasma iperimmune.
“E’ risaputo che gli anticorpi monoclonali sono i più efficaci contro i virus di questo tipo,” prosegue il virologo. “Il problema è che da noi hanno perso tempo con la vigile attesa e con la tachipirina, quando sarebbe bastato intervenire immediatamente nella fase precoce della malattia lasciando i medici liberi di agire in scienza e coscienza. Chi come il sottoscritto si è permesso di stilare protocolli d’intervento suggerendo il ricorso agli anticorpi monoclonali è stato trattato come un irresponsabile che metteva a repentaglio la salute dei pazienti.
https://www.meteoweb.eu/2021/08/coronavirus-il-virologo-giulio-tarro-de-donno-dava-fastidio/1711271/
2 commenti:
Concordo pienamente
Grazie professore,condivido
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