15/06/2022 - Da Il Fatto Quotidiano – La povertà assoluta resta quella dei massimi storici del primo anno di pandemia. Lo dice l’Istat che calcola che le famiglie in condizione di “povertà assoluta” sono oltre 1,9 milioni, cioè il 7,5 per totale, in lievissimo calo dal 7,7 dell’anno prima. In assoluto si tratta di circa 5,6 milioni di cittadini e qui è stabile anche la percentuale, il 9,4, cioè quasi uno su 10.
L’Istituto di statistica sottolinea che si confermano “sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia dovuta al Covid-19”. In questa fascia di povertà assoluta si trovano poco meno di 1,4 milioni di bambini e ragazzi sotto i 18 anni: rappresentano il 14,2% del totale dei minori in Italia. L’incidenza varia dall’11,4% del Centro al 16,1% del Sud.
La sostanziale stabilità di questi dati dal 2020 al 2021, secondo l’Istat, è dovuta a diversi fattori. Tra le varie cause l’istituto indica il fatto che l’aumento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti (+1,7% per la quasi totalità delle famiglie in povertà assoluta) non è stato sufficiente a compensare la ripresa dell’inflazione (+1,9% nel 2021).
In assenza di questo balzo dell’inflazione – calcola l’Istat – la quota di famiglie in povertà assoluta sarebbe scesa al 7% e quella degli individui all’8,8%. I maggiori consumi, dunque, non compensano l’inflazione. Peggiora la condizione delle famiglie con maggior numero di componenti. Nel 2021 l’incidenza di povertà assoluta raggiunge il 22,6% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,6% tra quelle con quattro; segnali di miglioramento provengono dalle famiglie di tre (da 8,5% a 7,1%) e di due componenti (da 5,7% a 5%).
Il disagio è più marcato per le famiglie con figli minori, per le quali l’incidenza passa dall’8,1% delle famiglie con un solo figlio minore al 22,8% di quelle che ne hanno da tre in su. Invece l’incidenza di povertà è più bassa, al 5,5%, nelle famiglie con almeno un anziano e si conferma al 3,6% tra le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni.
In generale, sottolinea l’istituto nazionale di statistica, la povertà familiare presenta un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento; generalmente, infatti, le famiglie di giovani hanno minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati.
La povertà assoluta riguarda il 9,4% delle famiglie con persona di riferimento tra i 18 e i 34 anni e il 5,2% di quelle con persona di riferimento oltre i 64 anni. Gli stranieri residenti in povertà assoluta sono oltre un milione e 600mila, con una incidenza pari al 32,4% (dal 29,3% nel 2020), oltre quattro volte superiore a quella degli italiani (7,2%).
Infine le dinamiche geografiche. Nel 2021 la povertà assoluta risulta ancora più alta al Sud, mentre migliora al Nord per famiglie e individui. Lo scorso anno, indica infatti l’Istat, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Meridione (10%, da 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord (6,7% da 7,6%), in particolare nel Nord-ovest (6,7% da 7,9%).
Tra le famiglie povere, il 42,2% risiede nel Sud (38,6% nel 2020) e il 42,6% al Nord (47% nel 2020). Si ristabilisce dunque, sottolinea l’Istituto, la proporzione registrata nel 2019, quando le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura fra Nord e Mezzogiorno.
Anche in termini di individui il Nord registra un miglioramento marcato dell’incidenza di povertà assoluta che passa dal 9,3% all’8,2% (risultato della diminuzione nel Nord-ovest dal 10,1% all’8,0% e della sostanziale stabilità nel Nord-est dall’8,2% all’8,6%) con valori tuttora distanti, però, da quelli assunti nel 2019.
Sono così oltre 2 milioni 200mila i poveri assoluti residenti nelle regioni del Nord contro 2 milioni 455mila nel Mezzogiorno. In quest’ultima ripartizione l’incidenza di povertà individuale cresce dall’11,1% al 12,1% (13,2% nel Sud, 9,9% nelle Isole); nel Centro sale al 7,3% dal 6,6% del 2020.
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