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Mons. Viganò: “Reagire e opporsi alla dittatura, prima di essere privati di altri diritti fondamentali”



 Cari amici di Duc in altum, con piacere propongo questa intervista che mi è stata concessa dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Tanti i temi toccati, dalla politica nazionale alla situazione mondiale, dalla pandemia alla crisi russo-ucraina, dal pontificato di Bergoglio al prossimo conclave. Filo conduttore, la battaglia per la Verità, nell’ascolto costante della Parola di Dio: “La verità non è una clava con cui percuotere chi la ignora, ma una luce che non può essere nascosta sotto il moggio, e che potrà forse abbagliare all’inizio, ma non potrà essere ignorata dalle persone di buona volontà e di retta coscienza. Chi non vuole vedere quella luce – che è sempre un raggio dell’unica Luce del mondo che è Cristo – si schiera con le tenebre, e dev’essere aiutato ad uscirne con Carità”.

di Aldo Maria Valli

Eccellenza, nel nostro Paese è sempre più evidente un vuoto politico. Una crescente porzione di italiani non si sente rappresentata dagli attuali schieramenti. D’altra parte, ci sono settori che si stanno attrezzando in diversi modi per riempire questo vuoto. La questione riguarda anche e forse soprattutto i cattolici, come è emerso durante il primo incontro pubblico del Comitato Liberi in Veritate, nato in adesione all’appello antiglobalista che Lei ha lanciato a partire dalla considerazione che da due anni a questa parte stiamo vivendo a tutti gli effetti un colpo di stato mondiale. Le domande, a questo proposito, sono due. La prima: Lei vede effettivamente un margine di manovra di tipo politico per chi intende opporsi al pensiero unico dominante e lottare per la libertà dell’uomo così come Dio lo ha creato? La seconda: ritiene che sia ancora utile spendersi in un impegno nazionale quando è ormai dimostrato che le grandi decisioni vengono prese a livello sovranazionale da potentati che sono in grado di influenzare e dirigere le scelte dei singoli Stati?

I cattolici, in quanto cittadini, hanno il diritto e il dovere di influire nella società con un impegno civile e politico. Lasciare che siano altri a partecipare alla vita politica della Nazione, specialmente in un momento in cui i principi della Legge naturale e della Morale sono ignorati o apertamente avversati, sarebbe da irresponsabili. Certo, il sistema democratico ha mostrato le proprie criticità, perché assegna il governo alla maggioranza numerica, e non a ciò che è giusto e buono. Tuttavia dobbiamo riconoscere che con la farsa pandemica prima e ora con la crisi russo-ucraina abbiamo compreso che la volontà della maggioranza, pur con tutte le manipolazioni del mainstream, è sempre meno convinta della narrazione ufficiale. Questo mostra una spaccatura tra la classe politica e dirigente del Paese e i cittadini, i quali si stanno rendendo conto del colpo di stato mondiale compiuto ai loro danni da una mafia di burocrati e governanti asserviti all’élite globalista.

Una volta che si è capito il golpe bianco in atto, il popolo dovrà reagire ed opporsi alla dittatura, prima di essere privati di altri diritti fondamentali.

Nel Suo Appello per un’alleanza antiglobalista Lei ha chiamato a raccolta governanti, leader politici e religiosi, intellettuali e persone di buona volontà, invitando tutti a riunirsi per lanciare un manifesto antiglobalista. Ci può aggiornare sugli sviluppi, non solo italiani, di questa iniziativa?

Ho lanciato un Appello per rispondere alla tirannide globalista, e vedo crescere l’interesse e l’appoggio di tante forze in varie nazioni. Credo comunque che l’evidenza delle responsabilità della crisi russo-ucraina e la follia di insistere nelle provocazioni anziché ricercare la pace faranno comprendere a molte persone il pericolo al quale si espongono se non si organizzeranno per resistere con fermezza al colpo di stato del deep state. So che negli Stati Uniti l’iniziativa trova una buona accoglienza non solo tra i repubblicani, ma anche in molti elettori democratici, disgustati dagli scandali e dalla corruzione di Obama, dei Clinton e dei Biden.

Nel Suo Appello si parla di veri e propri “movimenti popolari di resistenza e comitati di liberazione nazionale” per una riforma radicale della politica. A giudizio di alcuni, tuttavia, nella situazione attuale non vi sarebbe una tensione morale idonea, dato che l’opinione pubblica è in larga parte assuefatta e addormentata. Lei, che ha contatti con il mondo intero, come risponde a questa obiezione?

Le masse sono poco inclini alla mobilitazione, soprattutto se esse sono manipolate e narcotizzate da esperti di psicologia sociale. La vera resistenza e la costituzione di Comitati di Liberazione Nazionale potranno aver successo se saranno coordinati da intellettuali e politici che sappiano anteporre il bene comune e la difesa della giustizia al proprio tornaconto elettorale. Servono leader coraggiosi, con il senso dell’onore, animati da sani principi morali: il loro esempio, assieme ad un risveglio delle coscienze e ad un sussulto di dignità dei magistrati, delle forze dell’ordine, dei funzionari pubblici potrebbe davvero impedire l’avvento del Nuovo Ordine Mondiale.

L’impegno sociale e politico va ovviamente coniugato ad uno sguardo soprannaturale, unendo all’azione anche la preghiera confidente nell’aiuto della divina Provvidenza. I sacerdoti, i religiosi e tutti i fedeli sono quindi chiamati ad accompagnare spiritualmente i loro fratelli nella buona battaglia non solo con l’orazione, ma anche con la penitenza, il digiuno e la frequenza dei Sacramenti. La Misericordia di Dio e l’intercessione potente della Vergine Santissima aspettano un nostro gesto concreto e di vera conversione per riversare un torrente di Grazie su questa povera umanità. Così, la nostra inferiorità numerica e la nostra pochezza di mezzi davanti al nemico darà modo al Signore di mostrare quanto siano vere le Sue parole: Sine me nihil potestis facere (Gv 15, 5).

Il colpo di stato globalista è avvenuto, e continua a realizzarsi, anche perché i vertici della Chiesa cattolica non sono più i garanti della libertà nel rispetto della dignità umana ma si sono asserviti al Nuovo Ordine Mondiale, parlano lo stesso linguaggio dei globalisti e perseguono gli stessi interessi delle élites dominanti. Questo asservimento, fonte di grande sofferenza per tanti cattolici, sembra spegnere ogni speranza in una rinascita cristiana. Il fattore tempo ha una sua importanza. Più questo pontificato perdura, più la Chiesa risulta omogenea al progetto complessivo, fino all’autoannullamento. Lei ritiene che, dopo il regno di Bergoglio, sarà possibile una ripresa? Che cosa vede all’orizzonte?

La complicità della chiesa bergogliana e dell’intero episcopato mondiale alla farsa psicopandemica ha segnato uno dei punti più bassi raggiunti dalla Gerarchia nella storia. Ma questa è la logica conseguenza di un’ideologia corrotta e corruttrice che trova le proprie basi nel Vaticano II, come i suoi stessi artefici tengono a ribadire con orgoglio. Proprio lo scorso 25 marzo altri congiurati si sono riuniti a Chicago per coordinare un’operazione di marketing con cui sottolineare che chi si oppone a Bergoglio si oppone al Concilio. Al di là dell’infima reputazione di questi cospiratori – tra i quali spiccano i minions di McCarrick coi loro cortigiani – non possiamo non concordare con loro sul rapporto intrinseco tra il cancro conciliare e la metastasi bergogliana. È evidente che l’apostasia della Gerarchia cattolica è la punizione con cui la Maestà divina affligge l’umanità ribelle e peccatrice, affinché riconosca i diritti sovrani di Dio, si converta e torni finalmente sotto il giogo soave di Cristo. E finché i vescovi non riconosceranno il loro tradimento e se ne pentiranno, nessuna speranza è possibile per il mondo, visto che la salvezza si può avere solo nell’unico Ovile e sotto l’unico Pastore.

Di recente tra i membri del Sacro Collegio è girato un memorandum, firmato con lo pseudonimo Demos, che mette in fila i disastri causati a ogni livello (dottrinale, pastorale, gestionale, economico, legislativo) dal pontificato di Bergoglio. “Meglio tardi che mai”, hanno commentato alcuni, mentre altri hanno detto: “Inutile chiudere la stalla quando i buoi sono ormai scappati”. Che cosa pensa di quel memorandum? Ritiene che sia opera di un cardinale? È il sintomo di una sia pur tardiva presa di coscienza?

Il memorandum elenca gli orrori del “pontificato” bergogliano, e questo certamente è già un progresso rispetto al magnificarlo. Ma gli orrori e gli errori dell’Argentino e della sua corte non sono comparsi dal nulla, come se nei precedenti pontificati tutto fosse perfetto e meraviglioso. La crisi inizia col Vaticano II: deplorare i sintomi di una malattia senza comprenderne le cause è un’operazione inutile e dannosa. Se il Collegio cardinalizio non si persuaderà che occorre tornare a quello che la Chiesa credeva, insegnava e celebrava sino a Pio XII, ogni opposizione all’attuale regime sarà destinata a certissimo fallimento.

All’interno del Collegio cardinalizio c’è a Suo avviso una figura credibile, autenticamente cattolica, sulla quale i porporati, in caso di conclave, potrebbero far convergere i voti per un totale cambio di registro rispetto all’attuale pontificato?

Certi Papi, non dimentichiamolo, sono concessi; altri sono inflitti. Ma prima di discutere del prossimo conclave, occorre far luce sull’abdicazione di Benedetto XVI e sulla questione dei brogli del Conclave del 2013, che prima o poi dovranno dare luogo ad un’indagine ufficiale. Se vi dovessero essere prove di irregolarità, il conclave sarebbe nullo, nulla l’elezione di Bergoglio, così come nulle sarebbero tutte le sue nomine, gli atti di governo e di magistero. Un reset che ci riporterebbe provvidenzialmente allo status quo ante, con un Collegio cardinalizio composto solo dai cardinali nominati fino a Benedetto XVI, estromettendone tutti quelli creati dal 2013, notoriamente ultraprogressisti. Di certo la situazione attuale, con tutte le indiscrezioni sulle dimissioni di Ratzinger e sull’elezione di Bergoglio, non giova al corpo ecclesiale e crea confusione e disorientamento nei fedeli.

Anche qui, i cattolici possono implorare la Maestà divina di risparmiare ulteriori umiliazioni alla Sua Chiesa, concedendole un buon Papa. Se c’è un cardinale che voglia davvero “un cambio di registro”, che si faccia avanti, e che – per l’amor di Dio – la smetta di rifarsi al Vaticano II e pensi alla santificazione del clero e dei fedeli.

Negli Stati Uniti l’amministrazione Biden è sempre più in difficoltà e il presidente mostra in modo sempre più evidente la propria inadeguatezza; eppure, in virtù di alleanze e incroci di interessi ad altissimo livello, sembra impossibile far cadere questo castello di carte. Come si sta muovendo Trump? Può aiutarci a leggere meglio la situazione americana, della quale Lei è esperto?

L’amministrazione Biden è lo specchio della corruzione che vige nella cosa pubblica, laddove si prescinda dai principi morali immutabili del Vangelo. E se un politico favorevole all’aborto, all’eutanasia, al gender e a tutte le peggiori deviazioni osa definirsi cattolico, dovremmo chiederci quale sia la responsabilità dei maestri, degli educatori e dei sacerdoti presso i quali questo politico è stato formato. Cos’ha insegnato il parroco al catechismo? cosa il professore nell’Università cattolica? cosa il direttore spirituale del futuro leader politico? E siamo di nuovo al punto di partenza: il Vaticano II, che invece di convertire alla Chiesa il mondo, ha convertito al mondo la Chiesa, rendendo vana la sua evangelizzazione. Si parlava tanto di “Chiesa missionaria”, ma allo stesso tempo la predicazione è diventata propaganda di fatui ideali filantropici, di vecchie ideologie di sinistra, di vuoti slogan pacifisti. Ed ecco, da quelle scuole dei gesuiti, la crème del Vaticano II: personaggi come la Pelosi o Biden, che di cattolico non hanno nulla ma che si presentano impunemente a ricevere la Comunione col plauso dei vescovi e dello stesso Bergoglio.

L’episcopato americano, troppo attento a compiacere Bergoglio, si è anzi ben guardato dal condannare il programma elettorale dei Dem, mentre non ha esitato a scagliarsi contro il presidente Trump che, pur con tutte le sue contraddizioni, certamente difende in modo più efficace e convinto i principi della Legge naturale e la santità della vita.

La crisi russo-ucraina ci mostra un Biden, fantoccio del deep state, ostinato nell’impedire la pace nel conflitto in corso perché troppo preoccupato di insabbiare gli scandali suoi e del figlio Hunter: penso ad esempio al caso Burisma e agli interessi nei biolaboratori in Ucraina. Se le prove condurranno all’incriminazione di Hunter Biden e al coinvolgimento del padre Joe, l’impeachment sarà inevitabile e ampiamente giustificato, e questo potrebbe condurre Trump nuovamente al potere. Se poi, nel frattempo, i processi in corso dimostreranno la frode elettorale, egli potrebbe esser proclamato presidente. E questo sarebbe un colpo mortale per il deep state e per il Great Reset.

La vicenda Covid e quella della guerra in Ucraina hanno portato allo scoperto l’esistenza di profonde differenze – potremmo dire antropologiche prima ancora che culturali e politiche – fra chi avverte il problema del condizionamento al quale siamo sottoposti dall’azione costante e coordinata dei “padroni del pensiero” e chi invece accetta la narrativa dominante e si allinea ai dogmi imposti. A fronte di tali differenze, che stanno dividendo anche persone unite da vincoli familiari e di amicizia, come dobbiamo muoverci, da credenti, per testimoniare la Verità senza cedere alla tentazione della “militarizzazione” delle coscienze?

La manipolazione delle coscienze costituisce una vera e propria violazione della libertà dell’individuo, conducendolo ad un ottundimento delle sue facoltà che possono inficiare la moralità delle sue azioni. La psicologia sociale insegna che chi viene sottoposto al condizionamento mentale secondo specifiche tecniche finisce per agire sfalsando il proprio giudizio o addirittura astenendosi dal formulare una valutazione morale delle proprie azioni: pensiamo alla forza trainante dell’esempio della massa, al potere che esercita il giudizio sociale sul nostro comportamento, alla forza della minaccia di sanzioni per indurci a “rispettare le regole”, e viceversa alla seduzione dei premi e delle ricompense per il nostro agire “socialmente responsabile”. Su questo si è costruita ad esempio la farsa pandemica, in cui tutti i principi della manipolazione di massa sono stati messi in opera con grandissimo successo, senza che vi fosse una reazione altrettanto di massa da parte di chi è stato privato di diritti, del lavoro, dello stipendio, della possibilità di muoversi.

I fedeli, in quanto parte della società, hanno subìto la propaganda di regime anche con la Covid, con l’aggravante che i deliri delle Autorità civili sono stati ratificati e appoggiati dall’Autorità ecclesiastica, che ha quindi indotto i cattolici ad obbedire acriticamente ai lockdown, all’uso delle mascherine, alla somministrazione di una terapia genica sperimentale moralmente inaccettabile. Va quindi riconosciuto che la responsabilità dell’accettazione della psicopandemia e della campagna vaccinale ricade quasi interamente sui Pastori, e massimamente su Bergoglio, che non fa mistero del proprio incondizionato appoggio al NWO, al WEF e all’ideologia globalista.

Lei mi parla di “militarizzazione” delle coscienze, come se questa fosse una cosa deplorevole. Nostro Signore ha detto: «D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Lc 12, 52-53). E ancora: «Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10, 21-22). Come possiamo pensare che dinanzi al dispiegamento delle forze del male, davanti all’attacco del Nuovo Ordine Mondiale contro la società e contro Cristo sia possibile evitare la “militarizzazione” delle coscienze, se con questa espressione intendiamo la coraggiosa testimonianza di Cristo, e di Cristo crocifisso?

La verità non è una clava con cui percuotere chi la ignora, ma una luce che non può essere nascosta sotto il moggio, e che potrà forse abbagliare all’inizio, ma non potrà essere ignorata dalle persone di buona volontà e di retta coscienza. Chi non vuole vedere quella luce – che è sempre un raggio dell’unica Luce del mondo che è Cristo – si schiera con le tenebre, e dev’essere aiutato ad uscirne con Carità. Questo vale tanto più per i nostri cari: le loro errate convinzioni, dinanzi alla nostra paziente risposta senza animosità, spesso si incrinano e col tempo comprendono che il nostro “complottismo” era solo un anticipare con la ragione e l’approfondimento ciò che di lì a breve sarebbe stato di pubblico dominio. Certo è più facile comprendere l’inganno della psicopandemia che non quello ben peggiore ordito dai Modernisti con il Concilio.

Tra alcuni cattolici circola un’obiezione, a Lei rivolta, che suona più o meno così: “Monsignor Viganò si sta ormai occupando troppo di politica ed economia, allontanandosi dal suo campo d’azione, che dovrebbe essere quello più strettamente religioso e quindi teologico, dottrinale e pastorale”. Come risponde a questa critica?

Ma che ne sanno questi della mia attività pastorale? Con le forze che il Signore mi concede svolgo un’intensa attività pastorale e dottrinale, che rappresenta il mio impegno principale; assieme al sostegno spirituale e materiale di sacerdoti e fedeli di tutto il mondo – un’azione sacerdotale questa che non fa notizia, anche perché non ho l’abitudine di portarmi dietro la troupe… D’altra parte, chi oggi mi attacca perché parlo di politica o di emergenza sanitaria, ieri mi attaccava perché denunciavo la corruzione nella Chiesa, le deviazioni del Concilio e della liturgia riformata.

La “settorializzazione” delle competenze è un ottimo strumento con il quale l’avversario decide, motu proprio, cosa il suo interlocutore è autorizzato a dire, quando lo può fare, quali titoli deve avere per pronunciarsi. Chi ha deciso che un vescovo non può intervenire in politica? I laicisti e, tra i cattolici, quelli che curiosamente lasciando sproloquiare vescovi e chierici ultraprogressisti, che vanno in deliquio se Bergoglio parla contro Trump o a favore di Trudeau, ma si stracciano le vesti se un vescovo non compiace il sistema o non segue la narrazione a reti unificate del pensiero unico.

Non mi pare che sant’Ambrogio – che peraltro veniva dalla pubblica amministrazione e che fu acclamato vescovo quando ancora era laico – si sia mai fatto scrupoli ad intervenire in questioni politiche. Poiché un vescovo è pastore, e tra le pecore del Gregge che il Signore gli ha assegnato vi sono persone umili e persone potenti, vi sono sudditi e governanti, uomini e donne, cittadini onesti e delinquenti: sono tutte pecore da condurre nei pascoli e da proteggere dai lupi.

Mi pare che nei miei interventi io abbia sempre e soltanto perseguito la missione che il Signore mi ha affidato come Successore degli Apostoli, adoperandomi per la salvezza delle anime in un’ora in cui l’umanità sta precipitando nel baratro senza che alcuno lanci l’allarme per il pericolo imminente.

Ci prepariamo a entrare nella Settimana Santa. Vorrebbe, Eccellenza, spendere una parola per aiutarci a viverla bene, in modo autenticamente cattolico?

Con la Quinta Domenica di Quaresima siamo entrati nel tempo di Passione, che culminerà nella celebrazione del Triduo Sacro: la bellezza e la profonda spiritualità dei riti di questi giorni sono un’occasione preziosa per completare degnamente la Santa Quaresima in preparazione alla Resurrezione di Nostro Signore.

Contempliamo l’Osanna della folla che riceve trionfalmente il Figlio di David in Gerusalemme, e che poco dopo si lascia manipolare dal Sinedrio e invoca a Pilato la crocifissione del Re d’Israele: ci sia di monito per tenerci lontano dai cattivi consiglieri e dalle autorità corrotte, seguendo con coraggio il Signore lungo la via della Croce.

Contempliamo la dolorosa flagellazione, la coronazione di spine, la salita al Calvario e la crocifissione di Nostro Signore, dopo una sentenza ingiusta e iniqua, compiuta dall’autorità civile per compiacere gli interessi dei sommi sacerdoti: unendoci spiritualmente alla Passione del nostro Santissimo Redentore, non lasciamoci ingannare da chi, usando della propria autorità, vorrebbe ancor oggi mandare a morte Nostro Signore Gesù Cristo, ripetendo le parole di allora: non habemus regem, nisi Cæsarem, non abbiamo altro re che Cesare (Gv 19, 15).

Videbunt in quem transfixerunt, Guarderanno a Colui che hanno trafitto (Gv 19, 37), dice la Scrittura. Guardiamo anche noi al Salvatore sfigurato dai tormenti della Passione, considerando quanta parte ciascuno di noi abbia avuto nei dolori di Nostro Signore. Pentiamoci dei nostri peccati, delle nostre infedeltà, dei nostri rispetti umani, dei nostri silenzi. Scuotiamoci dalla nostra mediocrità e schieriamoci coraggiosamente sotto le insegne del Re dei re, iniziando con una vita in grazia di Dio, la recita del Santo Rosario, l’assistenza alla Santa Messa, la Confessione e la Comunione frequenti. E ricordiamo che non c’è Resurrezione senza Croce, e che lo strumento della morte è diventato, per il Sangue Preziosissimo versato dal Signore, emblema di vita e di vittoria.

3 aprile 2022

Domenica I di Passione


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