Dal lockdown allo stato di polizia: il “grande reset” avanza

25/08/2020 - Ellen Brown

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Caos a Melbourne

Il 2 agosto, a Melbourne, in Australia, sono state attuate misure di blocco così draconiane che il commentatore australiano Alan Jones ha dichiarato su Sky News: “Le persone hanno tutto il diritto di pensare che esista un ‘programma per distruggere la società occidentale.‘”

Il succo di un articolo del 13 agosto sul lockdown a Melbourne è tutto racchiuso in un titolo: “La polizia australiana si comporta in modo ASSOLUTAMENTE NAZISTA, spaccando i finestrini di un’auto solo perché i passeggeri non specificano dove stanno andando.”

Un altro articolo riguardante un arresto è quello di Guy Burchell, sull’Australian National Review del 7 agosto: “I poliziotti di Melbourne possono ora entrare nelle case anche senza un mandato, dopo la morte per COVID di 11 persone – Australia, questa è follia, non democrazia.” Burchell ha scritto che solo 147 persone avevano perso la vita a causa del coronavirus nel Victoria (lo stato australiano di cui Melbourne è la capitale), un tasso di mortalità molto basso rispetto a quello di altri paesi. Le ulteriori misure di lockdown sono state innescate dall’aumento dei casi dovuto a test frettolosi e da undici ulteriori decessi, tutti in residenze per anziani (dove le misure di blocco avrebbero comunque scarso effetto). Le nuove regole ora includono un coprifuoco di sei settimane dalle 20:00 alle 5:00, con i residenti autorizzati ad uscire di casa al di fuori di tali orari di coprifuoco solo per acquistare cibo e prodotti di prima necessità (un solo membro per famiglia) e per assistenza agli infermi, lavoro ed esercizio fisico (limitato ad un’ora).

“Ma il pezzo forte,” scrive Burchell, “è che ora gli agenti di polizia possono entrare nelle case private senza un mandato o un permesso. Questa è una sorprendente violazione delle libertà civili…. Morti di questo tipo normalmente non sono motivo di intervento da parte del governo, per non parlare dei veri e propri arresti domiciliari imposti ad un’intera città.” Ha poi citato il premier dello stato di Victoria, Daniel Andrews, che aveva detto ai propri concittadini, “non avete letteralmente motivo per uscire dalle vostre case e, se doveste uscire di casa e non essere trovati lì, vi sarà molto difficile convincere la polizia del Victoria che la vostra era una motivazione legittima.” Burchell ha poi commentato:

Con questo nuovo regime non potete nemmeno rimanere in casa vostra senza essere disturbati dai poliziotti, perché, semplicemente, possono arrivare in qualsiasi momento per assicurarsi che non abbiate invitato i vicini di casa a bere un bicchierino. Tutto questo per una malattia che non è poi così fatale….

L’anno scorso, più di 310.000 Australiani erano stati ricoverati in ospedale per la normale influenza ed oltre 900 erano morti. Secondo tutti i parametri, l’influenza rappresenta una minaccia peggiore del COVID-19, ma, durante la stagione influenzale, alla polizia non erano stati concessi poteri simili a quelli della Stasi. Milioni di persone non erano state confinate nelle loro case e minacciate di multe di 5.000 dollari australiani solo perché non avevano una buona ragione per uscire di casa.

In una conferenza stampa del 19 agosto, la seconda autorità medica dell’Australia ha dichiarato che il governo avrebbe discusso misure come la chiusura dei ristoranti, dei viaggi internazionali, dei trasporti pubblici e l’attuazione di programmi governativi sulla base del principio “No Jab No Pay” [niente vaccinazione, niente paga] allo scopo di piegare la resistenza dei renitenti alla vaccinazione.

Un articolo del 13 agosto su LifeSiteNews citava padre Glen Tattersall, un parroco cattolico di Melbourne, secondo cui queste draconiane misure “semplicemente, non possono essere giustificate su base scientifica:”

Abbiamo il coprifuoco dalle 20 alle 5 del mattino, rigorosamente applicato anche con l’uso degli elicotteri della polizia e delle fotoelettriche. Il virus è un vampiro che esce di notte? O, per quanto riguarda l’indossare le mascherine, devono essere indossate ovunque all’aperto, anche in un parco dove si è assolutamente lontani da tutti gli altri. Perché? Il virus si propaga per centinaia di metri nell’aria? È tutto per instillare paura e umiliare la popolazione esigendo una conformità esteriore.

Perché un coprifuoco così rigoroso? Recentemente, negli Stati Uniti il coprifuoco è stato imposto per scoraggiare le violenze notturne durante le proteste, ma a Melbourne non è stata segnalata nessuna violenza di questo tipo. Ciò che è stato riferito, almeno sui social media, erano aerei che arrivavano di notte dalla provincia cinese di Guandong, trasportando attrezzature legate al 5G e al sistema di credito sociale biometrico cinese, che, secondo quanto riferito, sarebbe stato installato in grande segretezza.

Angelo Codevilla, professore emerito alla Boston University, ha concluso in un articolo del 13 agosto: “Stiamo vivendo un colpo di stato basato sul più antico degli stratagemmi: dichiarare l’emergenza, sospendere leggi e diritti ed emanare regole di comportamento arbitrarie per giustificare la presa dei ‘pieni poteri’.”

Mettere in discussione la narrativa

Melbourne, con le sue misure di blocco, è arrivata agli estremi, ma potrebbe essere un esempio di come le cose potrebbero evolvere a livello globale. I blocchi erano stati originariamente venduti al pubblico come necessari solo per un paio di settimane per “appiattire la curva,” per prevenire il sovraffollamento ospedaliero da casi di COVID-19. Sono passati ormai più di cinque mesi, con l’auto nominato zar dei vaccini Bill Gates che afferma che non saremo in grado di tornare alla “normalità” fino a quando l’intera popolazione mondiale di 7 miliardi di persone non sarà stata vaccinata. Da allora, ha fatto marcia indietro sui numeri, ma, ovunque, i commentatori stanno ribadendo che i blocchi sono la “nuova normalità,” che potrebbe durare per anni.

Tutto questo è una riduzione così radicale delle nostre libertà civili che dobbiamo esaminare attentamente le prove che la giustificano e, quando lo facciamo, troviamo che queste prove sono fragili. Le politiche di isolamento erano state attivate sulla base delle stime dell’Imperial College di Londra di 510.000 decessi nel Regno Unito e di 2,2 milioni di morti negli Stati Uniti, più di 10 volte il tasso di mortalità effettivo da COVID-19. Un lavoro sugli anticorpi della Stanford University ha stimato che il tasso di mortalità degli infetti era solo dello 0,1-0,2% circa e, in un post sul suo blog del 4 agosto, lo stesso Bill Gates ha riconosciuto che il tasso di mortalità era solo dello 0,14%, non molto più elevato di quello della normale influenza. Ma le misure restrittive sono diventate più pesanti, non meno, man mano che i dati sulla mortalità venivano corretti al ribasso.

Uno studio britannico del luglio 2020 condotto dalle università di Loughborough e Sheffield ha rilevato che la politica del governo durante il periodo di blocco ha, a tutti gli effetti, aumentato la mortalità piuttosto che ridurla, dopo aver considerato i danni collaterali, inclusi i decessi per cancro ed altre gravi malattie non trattate, il drammatico aumento dei suicidi e dei casi di overdose da stupefacenti, di povertà e di malnutrizione causati della disoccupazione. A livello globale, come risultato diretto dei blocchi, secondo l’UNICEF si prevedono 1,2 milioni di morti infantili. Un analista dati in Sud Africa afferma che il lockdown del paese aumenterà di 29 volte i decessi rispetto a quelli che si sarebbero avuti con il solo coronavirus.

I paesi e gli stati che hanno fatto molto poco per limitare la libertà delle loro popolazioni, tra cui Svezia e South Dakota, complessivamente se la sono cavata allo stesso modo o meglio degli Stati Uniti con il lockdown. In un articolo del 12 agosto sul Telegraph inglese intitolato “Il successo della Svezia mostra il vero costo del nostro arrogante e fallimentare sistema di governo,” Allister Heath scrive:

La Svezia ha in gran parte avuto ragione e l’establishment britannico ha sbagliato in modo catastrofico. Anders Tegnell, il massimo epidemiologo di Stoccolma, ha colto tre grossi successi in un colpo solo: molti meno decessi pro capite della Gran Bretagna, il mantenimento delle libertà civili e delle opportunità di base, inclusa la scuola, e, cosa più sorprendente, una recessione che è meno della metà della nostra.

Non imporre blocchi alla popolazione ha permesso alla curva dei decessi della Svezia di diminuire naturalmente attraverso “l’immunità di gregge,” con morti giornaliere scese ad una cifra decimale nell’ultimo mese. (Vedi grafico.)


La pandemia che non c’era

A mettere in discussione la narrativa ufficiale è anche l’inaffidabilità dei test presi a pretesto per imporre i lockdown. In un‘intervista a Wired, persino Bill Gates ha riconosciuto che la maggior parte dei risultati dei test statunitensi sono “spazzatura.” La tecnologia della Polymerase Chain Reaction (PCR) utilizzata nel test del tampone nasale è considerata il “gold standard” per il rilevamento del COVID-19, tuttavia il test PCR è considerato dal suo stesso inventore, il premio Nobel Kary Mullis, inappropriato a rilevare l’infezione virale. In una dettagliata analisi del 27 giugno intitolata “I test PCR per il COVID-19 sono scientificamente privi di significato,” Torsten Engelbrecht e Konstantin Demeter concludono che:

È evidente che i possibili tassi di mortalità in eccesso sono causati dalla terapia e dalle misure di blocco, mentre le statistiche di morte da “COVID-19” comprendono anche pazienti deceduti per tutta una varietà di altre patologie, ridefinite come COVID-19 solo a causa di un test “positivo,” il cui valore non potrebbe essere più dubbio.

Gli autori avevano già parlato del problema in un articolo sul New York Times del gennaio 2007 intitolato “La fede in un test rapido fa credere ad un’epidemia che non c’era,” in cui descrivono quella che era stata considerata una grave epidemia di pertosse in un ospedale del New Hampshire. L’epidemia era stata diagnosticata mediante test PCR preliminari somministrati a quasi 1.000 operatori sanitari, che erano stati successivamente messi in quarantena. Otto mesi dopo, l’“epidemia” si era rivelata un falso allarme. Non un solo caso di pertosse era stato confermato dal vero test “gold standard,” la coltura in laboratorio dei batteri della pertosse. Tutti i casi rilevati tramite i test PCR erano falsi positivi.

Eppure “test, test, test” è stato il messaggio inviato a tutti i paesi dal direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom, in una conferenza stampa il 16 marzo 2020, cinque giorni dopo che l’OMS aveva dichiarato ufficialmente il COVID-19 [una pandemia] e il test raccomandato come gold standard era stato la PCR. Perché, se si era già dimostrato inaffidabile, creando falsi positivi che avevano fatto credere ad un’epidemia quando invece non esisteva? O era quello l’obiettivo: creare l’apparenza di una pandemia, talmente vasta da dover fermare l’economia globale fino a quando non fosse stato trovato un vaccino? Ricordiamo la conclusione del Prof. Codevilla: “Stiamo vivendo un colpo di stato basato sul più antico degli stratagemmi: dichiarare l’emergenza, sospendere leggi e diritti ed emanare regole di comportamento arbitrarie per giustificare la presa dei ‘pieni poteri’.”

Le persone che cercano disperatamente di tornare al lavoro non solo si faranno iniettare un vaccino in gran parte non testato, ma accetteranno misure di sorveglianza che sarebbero state considerate una flagrante violazione dei loro diritti civili, se tali diritti non fossero stati annullati da una “emergenza nazionale” che giustifica il diritto di prelazione da parte dei poteri di polizia dello stato. Accetteranno i “passaporti di immunità” per viaggiare e partecipare ad attività di gruppo e si sottoporranno a quarantene, coprifuoco, tracciamento dei contatti, punteggi di credito sociale e faranno anche la spia sui propri vicini di casa. L’emergenza deve essere mantenuta per giustificare queste violazioni senza precedenti delle libertà, quando il processo decisionale viene strappato ai rappresentanti eletti e consegnato a burocrati e tecnocrati non eletti.

Una crisi sanitaria nazionale è anche un prerequisito necessario per l’esonero da responsabilità per lesioni personali dovute ai farmaci e ad altri prodotti utilizzati in risposta alla crisi. Ai sensi del Public Readiness and Emergency Preparedness Act (PREPA) del 2005, in caso di un’emergenza sanitaria pubblica dichiarata, i produttori sono esenti da responsabilità per illecito civile per lesioni sia da vaccini che da test non validi o invasivi. Il risarcimento per lesioni personali è una spesa enorme per le aziende farmaceutiche e i potenziali profitti derivanti da un prodotto privo di tali svantaggi sono una miniera d’oro per le aziende farmaceutiche e gli investitori. Le responsabilità saranno a carico dei contribuenti e delle vittime.

Tutto ciò, tuttavia, presuppone un’emergenza sanitaria pubblica in atto e nessun trattamento efficace per disinnescarla. Questo aiuta a spiegare la guerra, altrimenti incomprensibile, contro l’idrossiclorochina, un farmaco sicuro che è in uso e in libera vendita da 65 anni e che [contro il coronavirus] si è dimostrato efficace in più studi, quando usato precocemente in combinazione con zinco ed un antibiotico. Una tabella preparata dall’American Association of Physicians and Surgeons (sotto) fa vedere come gli Stati Uniti abbiano quasi 30 volte più morti pro capite rispetto ai paesi che fanno un uso precoce e profilattico dell’idrossiclorochina.


Gli ultimi test internazionali sul trattamento del coronavirus con idrossiclorochina mostrano che i paesi che avevano fatto un uso precoce del farmaco hanno avuto un tasso di mortalità inferiore del 79% rispetto ai paesi che avevano vietato l’utilizzo di questo collaudato trattamento antimalarico. Negli Stati Uniti, abbassare il tasso di mortalità del 79% avrebbe potuto salvare oltre 100.000 vite. Ma un trattamento efficace e poco costoso contro il COVID-19 significherebbe la fine della presunta pandemia e della cuccagna vaccinatoria che vorrebbe giustificare.

La necessità di tenere in piedi l’apparenza di una pandemia spiega anche i rapporti gonfiati dei casi e dei decessi. Gli ospedali vengono rimborsati con tariffe maggiori per la riclassificazione dei casi come COVID-19. Visto il calo dei decessi negli Stati Uniti, i numeri di casi segnalati dai Centers for Disease Control sono stati anch’essi ‘aggiustati’ per far sembrare che l’America fosse in una “seconda ondata” di pandemia. Il criterio di segnalazione è stato modificato il 18 maggio: da chi era risultato positivo solo al virus a chi era positivo al virus o ai suoi anticorpi. L’esplosione dei casi è dovuta quindi alle persone guarite dal COVID-19 e ai falsi positivi. I ricercatori di Loughborough e Sheffield hanno scoperto che, quando si controllano gli altri fattori che influenzano la mortalità, le morti effettive dovute a COVID-19 sono inferiori dal 54% al 63% rispetto a quanto previsto dalla misurazione standard delle morti in eccesso.

Entra in scena “Il Grande Reset”

Forzare l’adeguamento ai mandati vaccinali globali è un motivo evidente per mantenere l’apparenza di una pandemia in corso, ma quale sarebbe il razionale per lo sconvolgimento dell’economia globale con blocchi forzati? Cosa c’è dietro il “programma per distruggere la società occidentale,” come sospettato dal commentatore australiano Alan Jones?

Evidentemente, si tratta di questo: è necessario distruggere il vecchio per introdurre il nuovo. La distruzione economica globale apre la strada al “Grande Reset,” attualmente promosso dal Forum Economico Mondiale, dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, dal Fondo Monetario Internazionale e da altri grandi attori globali.

Anche se viene fatto credere come derivante dalla pandemia, il “reset economico globale” è un concetto che era stato lanciato già nel 2014 da Christine Lagarde, allora capo del FMI, secondo alcuni è una rivisitazione del “Nuovo Ordine Mondiale” già discusso tempo prima. Era stato proposto come soluzione alla crisi economica del 2008.

Il Forum Economico Mondiale, un gruppo elitario di uomini d’affari, politici ed accademici che si riunisce ogni gennaio a Davos, in Svizzera, ha annunciato nel mese di giugno che il Grande Reset sarebbe stato il tema del vertice del 2021. Klaus Schwab, fondatore del Forum, ha ammonito:

Il mondo deve agire congiuntamente e rapidamente per rinnovare tutti gli aspetti delle nostre società e delle nostre economie, dall’istruzione, ai contratti sociali, alle condizioni di lavoro. Ogni paese, dagli Stati Uniti alla Cina, deve partecipare e ogni settore, del petrolio, del gas, della tecnologia, deve essere trasformato.

A nessun paese sarà consentito rinunciare, perché metterebbe in pericolo tutti gli altri, così come a nessuno sarà permesso di sfuggire al vaccino contro COVID-19, per lo stesso motivo.

Chi sta dietro al Grande Reset e cosa esso comporti realmente sono domande importanti che necessitano di un proprio articolo, ma basti dire qui che, per sfuggire alla trappola dell’agenda globalista, abbiamo bisogno di un risveglio di massa su quello che sta realmente accadendo e di una resistenza collettiva contro di esso, finché c’è ancora tempo. Ci sono segnali di speranza che una cosa del genere stia già accadendo, comprese massicce proteste contro i blocchi e le restrizioni economiche, in particolare in Europa, una serie di azioni legali che contestano la costituzionalità dei blocchi e dell’eccesso di potere poliziesco ed una marea di articoli sui media alternativi, nonostante la diffusa censura.

La vita, così come la conosciamo, cambierà. Dobbiamo assicurarci che cambi in modi che servano alle persone e all’economia produttiva, preservando allo stesso tempo la sovranità nazionale e le nostre tanto sudate libertà personali.

Ellen Brown

Fonte: unz.com
22.08.2020

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