Per dire fino in fondo le cose come stanno, i capitalglobalisti e le loro finanziarie-multinazionali non avrebbero potuto sfracellare il clima e il pianeta senza l’entusiastico e attivo aiuto delle innumerevoli plebi di consumatori-competitori compulsivi che hanno ballato alla loro musica. Però, a ognuno il suo: le responsabilità vanno suddivise secondo la quantità di potere e di denaro che ha prodotto i danni. La quantità di potere e di denaro del capitalismo globale, oggi, è tale da permettergli di avere in mano tutti i mezzi di comunicazione alla massa. E, dunque, permette ai “manovratori” di non venire disturbati. I morti “pandemici” sono benvenuti, reali o mediatici che siano. I morti da caldo invivibile e da alluvioni diventano subito fantasmi e, come tali, invisibili.
Allora, proviamo a renderli visibili, questi morti scomodi, che non servono alla Quarta Rivoluzione Industriale perpetrata dai globalcapitalisti e accelerata, come si ripromettevano, dalla pandemia, ma che dovrebbero servire a riportarci alla realtà. Una realtà che è, sì, da incubo, ma non per ciò che ci raccontano, bensì per ciò che ci nascondono.
Tra giugno e luglio, cioè in piena estate, ci sono state alluvioni in Turchia, Corsica, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Ucraina, Polonia, Bulgaria. In Giappone, a luglio, a causa delle alluvioni sono morte almeno 50 persone: dicono “almeno”, altri essendo dispersi e, come sempre in questi casi, il numero preciso non verrà mai divulgato; 200.000 persone sono state evacuate. Questa stupida parola del gergo istituzionale, “evacuate”, significa che le duecentomila persone hanno dovuto lasciare case, campi, attività, andati tutti in malora.
I primi giorni di agosto, nell’isola greca di Evian, un’alluvione ha provocato 8 morti più i soliti dispersi, mentre in luglio e fino ad agosto più di un terzo del Bangladesh era sott’acqua, più di 100 persone erano morte (non sapremo mai quante; per le catastrofi climatiche e per i paesi poveri, chissà come mai, non c’è una Università Johns Hopkins che dà i numeri).
Per il Bangladesh le cifre ufficiali parlano di mezzo milione di evacuati, ma è un numero sparato a caso (in questo somiglia ai dati della Johns Hopkins, che vengono decisi dai computer) perché gli abitanti del Bangladesh non li “evacua” nessuno. Devono pensarci da soli. E infatti, finché l’acqua gli arriva al ginocchio li si vede tagliare fronde di alberi per dar da mangiare alle tre capre che hanno; quando l’acqua arriva al petto caricano le tre capre su una barchetta e si “evacuano” da soli, senza disturbare i dati e le statistiche, il governo e i mediaservi.
Il quale governo del Bangladesh, pensate un po’, mentre i suoi abitanti lasciano le loro rabberciate capanne sopra le loro rabberciate barchette, riempite di capre, bambini e quattro fagotti, è però all’avanguardia nello sperimentare l’identità digitale. Detta anche “ID2020” perché i profeti del capitalismo globale hanno predetto che questo fosse l’anno fatidico per lanciare questo mezzo di controllo di massa sul pianeta terra. E voi che non credevatre agli oracoli!
Quando si dice il progresso e la tecnica! Lo stesso progresso e la stessa tecnica che stanno mandando mezzo mondo sott’acqua mentre l’altro mezzo arrostisce a furia di consumi e dissipazioni energetiche.Lo stesso progresso che progetta un’identità digitale per tutti quei bambini del Bangladesh sulle loro barchette e nelle loro capanne. Che bello! Ci si impegna addirittura la prima ministra. Pensate al vantaggio: se qualche alluvionata barchetta in futuro si capovolgerà, e il cadaverino del bambino approderà su lidi sconosciuti, si potrà seppellirlo con nome e cognome! E questo vantaggio sarà dovuto al fatto che in precedenza saranno state prese le impronte digitali di tutti i bambinetti del Bangladesh, cioè della nazione soggetta ad affondare sott’acqua e inzeppata di milioni di poverissimi, costretti a lavorare per una paga da fame nei subappalti delle multinazionali. Grazie al progresso e alla bontà del governo del Bangladesh non ci sarà più nessuno che potrà sfuggire al controllo digitale! Per sfuggire alle inondazioni continueranno ad arrangiarsi con le barchette!
Chi però non può arrangiarsi con le barchette è la Cina. In Cina piogge torrenziali e pressoché ininterrotte, iniziate a giugno e ancora in corso a metà agosto, hanno provocato una catastrofe epocale. Non lo sapevate? Certo che no. Non dovete saperlo. Non dovete ricordare e nemmeno sospettare che la minaccia più terribile per le nostre vite e per quelle degli umani futuri è il disastro climatico e ambientale.
Ai primi di agosto, mentre continuava a piovere senza misericordia su cinque regioni della Cina, mentre la diga delle “Tre Gole” aveva dovuto per la quarta volta far uscire cateratte d’acqua per non essere sopraffatta e sommersa dal fiume Yang Tze, e altri 443 fiumi uscivano dagli argini in tutta la Cina del sud, le cifre ufficiali parlavano di 219 morti, 64 milioni di cinesi semi sommersi, 54.000 edifici crollati, 2 milioni di persone evacuate, 5 milioni di ettari di terre coltivate inondati.
Nella Cina meridionale sott’acqua, le strade e i ponti sono distrutti in tutto o in parte, i raccolti sono persi, le attività commerciali e industriali rovinate in tutto o in parte. Dato che 5 milioni di ettari di terre coltivate persi al momento del raccolto non sono uno scherzo, il governo cinese ha dovuto immettere sul mercato le scorte alimentari di cereali, per evitare che i prezzi degli alimenti si impennino.
E pare che non sia finita qui. Le piogge continuano, fiumi fangosi corrono alla velocità di una carica di cavalleria nelle pianure inondate, nelle città, tra le case, trascinando con sé tutto ciò che incontrano: auto, camion, ponti, animali, strade, edifici. Costoni di montagne e colline franano, milioni di tonnellate di rifiuti viaggiano nella corrente ribollente e fangosa, mentre i pesci muoiono per asfissia. Ma nessun mediaservo, pardon, media ufficiale, ve lo racconta. Non bisogna disturbare quel manovratore impazzito che è il capitalismo globale, e che ci sta portando a tutta velocità verso il precipizio.
Libri e varie...
In questa catastrofica estate, in cui il nostro governo governato dagli “esperti” ci ha martellati ogni giorno, tramite i mediaservi, con i contagi, i contagiati, i contagiosi, in Giappone, dall’1 al 18 agosto sono morte di caldo 79 persone e 7000 sono state ricoverate per colpi di calore, dato che la temperatura ha raggiunto i 41 gradi a sud ovest di Tokio. Ma si vede che gli europei sono più resistenti, visto che con 40, 41, 42 gradi, che anche in Italia, oltre che in Francia e in Spagna, sono stati raggiunti in più luoghi e più di una volta, non muore nessuno, pare. Interpretiamo così il silenzio dei suddetti media. Nel 2003, sono state calcolate 70.000 morti premature in Europa per il caldo, che era meno caldo di quanto non sia in questi ultimi anni. Si vede che il Covid ci protegge anche dal caldo, oltre che dalle solite malattie per cui morivamo negli anni passati!
Non tutto il male viene per nuocere, ma il male che viene solo per nuocere è il sistema capitalistico globale che – mentre mezzo pianeta annega, l’altro mezzo arrostisce e tutto intero muore avvelenato da inquinamento – si occupa e progetta di appioppare ad ogni essere umano sul pianeta una “identità digitale”. Cominciando, fate attenzione, dai bambini del Bangladesh e dell’Africa. La sopraddetta identità digitale dipenderà, ovviamente, dalla tecnologia 5G, perché solo in un pianeta digitalizzato sarà possibile controllare la digitale identità di ognuno.
“Un approccio olistico basato sul mercato” dice l’Alleanza ID2020. “Mercato” è la parola significativa, le altre le sparano a caso, come i dati, tanto per confondere. Questa “Alleanza” è una creatura del Forum Economico Mondiale, cioè delle 1000 multinazionali più grandi e potenti del pianeta, è composta di multinazionali della consulenza finanziaria; multinazionali dei farmaci e vaccini riunite in un’altra alleanza, la GAVI; fondazioni licantropiche, oops!, filantropiche come la Rockefeller Foundation; multinazionali della cibernetica digitale; multinazionali dell’assistenza legale e multinazionali della menzogna, detta “pubbliche relazioni” o “comunicazione strategica”.
Ci dicono che l’identità digitale ci proteggerà dalle pandemie perché, attraverso “tatuaggi a punti quantici” iniettati sottopelle, e che possono contenere informazioni ma anche sostanze chimiche, si vedrà se siamo vaccinati o no, malati o sani, e magari (lo dicono loro, il MIT lo studia e sono già pronti a sperimentarlo sui bambini del terzo mondo, come azione di gratuita filantropia) si potrà vaccinarci “da remoto” al momento opportuno, con le nanosostanze contenute nei punti quantici nanotecnologici. Magia magia! Tutto questo per mezzo di torme di strumenti elettronici disseminati sul pianeta, come i vermi e le mosche su un cadavere in putrefazione.
Siccome non siamo complottisti, vi lasciamo la libertà di scervellarvi sul perché puntino a dare l’identità digitale prima di tutto ai neonati dei paesi poveri. Nel 2014 hanno addirittura fondato ID4, un’alleanza apposita per l’identità digitale dei bambini africani, che, si sa, non mancano di niente tranne che di una sicura identità. Forse che gli africani soffrono più di noi di amnesie, e rischiano di non ricordarsi chi sono?
Ma forse, anche se siete sconsideratamente complottisti e state pensando chissà quali nefandezze, forse non è di questo che dovete preoccuparvi. Perché c’è un particolare che gli psicopatici pericolosi del governo globale non hanno considerato: per realizzare il loro delirio di onnipotenza hanno bisogno, come dicevo, del dispiegamento di antenne e antennine 5G in ogni angolo del povero pianeta e, di conseguenza, perché possano funzionare, si prevede il lancio in orbita di circa 100.000 satelliti. La costruzione e il lancio della miriade di satelliti, più la realizzazione di centinaia di milioni di antennine e antenne, consumerebbero tutto il gas, il petrolio e gran parte dei minerali ancora rimasti sotto le terre e i mari e, a quel punto, il pianeta sarebbe ridotto proprio a quel cadavere in putrefazione, intorno a cui miriadi di mosche-satelliti ronzerebbero inutilmente.
Ironia del destino: tutto questo non sarebbe potuto succedere (avrebbero almeno dovuto cambiare i loro piani, i signori del Forum Economico Mondiale e i loro alleati e scagnozzi) se le masse, unite come un sol uomo, non si fossero tuffate con entusiasmo spensierato a comperare miliardi di cellulari stupidi, detti “smartfon”, costruendo così la strada lastricata che serve al capitalismo globale per spingerci all’inferno.
Forse è il momento di scendere di nuovo nelle strade e nelle piazze, per il ripristino di una democrazia che ci hanno tolto. Con slancio ancora maggiore, come se fosse questione di vita o di morte. Dato che lo è. E magari lasciando a casa lo stupido cellulare.
Articolo di Sonia Savioli
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