Hanno fatto molto rumore le recenti dichiarazioni del premier, Giuseppe Conte, che a Palazzo Chigi, illustrando l’ultimo Dpcm, ha spiegato che “Se la curva dei contagi non lo richiederà, non sarà necessario imporre un trattamento sanitario obbligatorio e cercheremo fino all’ultimo di preservare la facoltatività della vaccinazione”.
Dichiarazioni, quelle del premier, ‘piovute’ quasi contemporaneamente a quelle del giurista ed ex presidente della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, del costituzionalista, Michele Ainis e del professore di Diritto pubblico comparato dell’Università di Perugia, Francesco Clementi, i quali hanno sostanzialmente dato il via libera alla ipotesi sulla obbligatorietà del vaccino “purché ci sia una legge” e “l’approvazione del Parlamento”.
Un quadro – mentre si continua a fare la conta dei morti per Covid e mentre il Paese sprofonda in una crisi economica e sociale tremenda, tra lockdown di varia entità per limitare al massimo la diffusione del virus e non intasare gli ospedali già in difficoltà senza emergenza Covod – la cui ‘bontà’ non ha assolutamente convinto l’avvocato e giurista Marco Mori, autore, tra gli altri, delle opere Il tramonto della democrazia. Analisi giuridica della genesi di una dittatura europea e La morte della Repubblica. Gli Stati Uniti d’Europa.
“Si sta cercando di spalancare le porte alla obbligatorietà di un vaccino sperimentale che potrebbe anche avere effetti collaterali gravissimi – afferma Mori ad AbruzzoWeb – ma, al di là dell’aspetto scientifico su cui, lo vediamo ogni giorno, è difficile mettere d’accordo addirittura gli esperti, è quello giuridico che mi preoccupa molto”.
“Perché – entra nel dettaglio il giurista – il tso di cui parla Conte non è ‘leggero’ ma è pur sempre di un obbligo imposto con la legge, dunque un obbligo composto con una normativa che imporrà di fare il vaccino a chi dovesse rifiutarlo. Ma non c’è solo questo. Si parla, ad esempio, di rispettare la Costituzione, quindi di non violare la libertà personale e quindi di non imporre l’obbligatorietà, cioè di non passare attraverso il trattamento sanitario obbligatorio, ma alla fine si potrebbero costringere ugualmente le persone a dover fare per forza il vaccino perché, senza il vaccino, spunterebbero divieti pesantissimi, come quello di lavorare, fare la spesa, viaggiare. Insomma, vivere. E questo, di fatto, è un obbligo mascherato da libera scelta”.
“Su questo si è già espressa l’Organizzazione mondiale della sanità – dice ancora l’avvocato Mori – che ha parlato di certificato vaccinale, che, tradotto banalmente, è una variante del ‘chip’ dei complottisti. Stiamo toccando il fondo, la popolazione italiana sta accettando passivamente la perdita della libertà personale per paura di morire e sta cedendo a un controllo di massa che ucciderà il libero arbitrio. Una cosa mai accaduta nella storia umana”.
“Chi non si vaccina mette a rischio la vita degli altri? Chi è sicuro dell’efficacia del vaccino, lo può fare e sentirsi sicuro se altri non lo fanno – risponde a una ovvia obiezione il giurista – In ogni caso, è tutto molto precoce e sperimentale, dunque credo sia totalmente irragionevole imporre un trattamento sanitario obbligatorio. E comunque, la nostra Costituzione parla chiaro, anche se dal premier Conte in giù se ne fregano da tempo: è vero che, con legge ordinaria, consente la possibilità di disporre determinati trattamenti sanitari obbligatori, però l’Articolo 32 risponde sempre e in ogni caso ai principi fondamentali della stessa Costituzione, come l’inviolabilità della persona e il principio di ragionevolezza. Cioè, un tso è legittimo laddove ci siano determinati indici che giustifichino quel tipo di azione. Se dovessimo affrontare una malattia che ammazza nel 90 per cento dei casi, sarebbero le persone a correre verso il vaccino. E oggi noi siamo al buio, non si sa se il vaccino avrà effetti collaterali a lungo termine”.
“Non ne usciremo facilmente, se questo è il percorso su cui sembra ci abbiano avviati – ammette Mori – Purtroppo, osservo con stupore e con amarezza che anche chi dovrebbe reagire, penso ai miei colleghi, è completamente plagiato da una propaganda giornaliera che sta convincendo la maggioranza delle persone che là fuori c’è la peste bubbonica, che sia tutta colpa della ‘gente irresponsabile’ e che le ‘catene’ siano auspicabili. Ma l’emotività, col diritto, non c’entra assolutamente nulla. E intanto gli ‘abomini’ continuano, basta guardare ai provvedimenti illegittimi da parte del governo”.
“È stata compressa la libertà personale – incalza poi l’avvocato – a colpi di atti amministrativi, tentando una sanatoria ex post, nella prima fase dell’emergenza, con decreti legge successivi. Stavolta, per la prima volta, il decreto legge cornice è arrivato in anticipo, ma rimaniamo pur sempre in un ambito di assurdità, con il decreto che delega il governo quando anche la legge delega dovrebbe essere fatta dal Parlamento, dove sono tutti nominati e per questo devono obbedire, gente buona soltanto a premere i pulsanti a comando”.
Per Mori, allora, “Un vero giurista dovrebbe concludere che la democrazia è sospesa, che l’Italia non è più una Repubblica ma una dittatura. Poi può essere d’accordo o meno su ciò che sta accadendo e sulle misure prese ma non può non dire che siamo in dittatura perché è un dato di fatto, a prescindere dalla vicenda Covid che ha aggravato una situazione già grave, con i tagli tremendi al nostro sistema sanitario. Quando si cancella il diritto al lavoro per milioni di persone, ci si rende conto che nessun dittatore si era mai spinto a tanto”.
“I medici e gli infermieri con cui mi interfaccio io – conclude – mi segnalano una situazione senza dubbio difficile, di stress, che però non è dovuta tanto alla ‘portata’ del Covid, quanto al fatto che ci si è trovati ‘nudi’ di fronte al Covid dopo anni di austerity. Non è chiudendo tutto che ne usciremo, perché il personale e le strutture necessarie ad affrontare questa situazione saranno sempre poche e precarie”.
https://abruzzoweb.it/covid-tso-per-il-vaccino-solo-nelle-dittature-litalia-lo-e-diventata-grazie-ai-dpcm
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