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“Volete la pace o il condizionatore acceso?”. Così Draghi il liquidatore condanna l’Italia alla recessione

07/04/2022 - “Preferiamo la pace o il termosifone acceso, o meglio ormai il condizionatore acceso tutta l’estate?“: con questa improvvida e davvero infelice uscita Mario Draghi risponde a una domanda su eventuali sanzioni contro il gas russo. Anche senza forniture da parte di Mosca, “fino a fine ottobre siamo coperti. Le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno”, afferma il premier dopo l’approvazione del Def, in cui – a detta sua – sono previsti scenari di rischio in caso d’interruzione degli approvvigionamenti.

L’improvvida battuta di Draghi: “Volete la pace o il condizionatore acceso?”
“L’embargo del gas non è ancora e non so se sarà mai sul tavolo – chiarisce il premier in conferenza stampa -. Ma quanto più diventa orrenda la guerra tanto più i Paesi alleati in assenza di una diretta partecipazione alla guerra si chiedono cosa può fare questa coalizione per indebolire la Russia e farla smettere. E permettere a Kiev di sedersi al tavolo della pace”, afferma. “Andiamo con l’Ue, – precisa Draghi – se ci propone l’embargo sul gas, siamo contenti di seguire. Quello che vogliamo è lo strumento più efficace per la pace. Ci chiediamo se prezzo del gas può essere scambiato con la pace“.




L’embargo contro il gas russo colpirebbe soprattutto l’Italia
Insomma, se dipendesse dal premier sarebbe già deciso: sanzioni contro il gas russo a costo di far fallire l’economia italiana, fortemente dipendente dall’oro blu di Mosca. Quando è sotto gli occhi di tutti che l’embargo energetico colpirebbe innanzitutto l’Ue e massimamente la nostra nazione, l’ex numero uno della Bce si limita a fare battute, peraltro sconsiderate. Invece di trovare un’alternativa a inviare armi all’Ucraina e colpire sempre di più la Russia, con inevitabili durissime contromisure da parte di Mosca. A sentire il premier, con l’embargo sul gas, costringeremo la Russia ai negoziati e gli strapperemo di mano la pace in Ucraina. Il prezzo da pagare è restare senza gas, quindi senza industria, quindi senza produzione. Senza economia, insomma.


Ecco cosa succederebbe alla nostra economia
Inutile dire che con la chiusura dei rubinetti russi, il prezzo del gas per noi si raddoppierebbe. Infliggendo un colpo durissimo all’intero sistema produttivo, causando la chiusura di migliaia di piccole e medie imprese, già ora in serissime difficoltà. L’Italia sarebbe quindi condannata un 2022 di recessione. Facendo due conti, in uno scenario simile si stima che l’occupazione crollerebbe di 2,5 punti in due anni e l’inflazione, già alle stelle, schizzerebbe di altri 4,2 punti. Nel solo 2022 i prezzi salirebbero dunque del 7,6%. A lanciare l’allarme, nei giorni scorsi, è stata Confindustria, che calcola che il 40% delle imprese entro tre mesi dovrà tagliare la produzione. Ma erano stime precedenti alla “battuta” di Draghi. E meno male che ci dovrebbe capire di economia, Super Mario. La verità è che Draghi non persegue l’interesse della nazione. Da sempre.


Adolfo Spezzaferro


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